Per la prima escursione invernale di questa stagione ho scelto la bellissima conca alpina dove è situato il rifugio Fratelli Calvi (in alta Val Brembana). Questo luogo rappresenta un classico della zona di Bergamo, affrontabile praticamente in qualsiasi stagione e dall’impegno fisico richiesto abbastanza contenuto. Qui trovi la descrizione della salita lungo una variante fatta in periodo estivo: Escursione al Rifugio Fratelli Calvi – Sentiero estivo (stefanopoma.it)

Con l’inizio delle prime nevicate il percorso estivo viene generalmente fortemente sconsigliato. Tuttavia, calzando ciaspole o ramponi, è sempre possibile raggiungere il rifugio seguendo la variante invernale (sentiero CAI 210). La salita non nasconde difficoltà tecniche particolari e, nonostante il dislivello non indifferente, può potenzialmente essere affrontato da chiunque (purché bene equipaggiato).
Ci tengo a ricordare che l’ambiente alpino in inverno può sempre nascondere alcuni pericoli ed in passato è capitato che si verificassero dei distacchi di neve nei pressi del sentiero CAI 210. Informatevi sempre preventivamente sullo stato della neve ed equipaggiatevi di conseguenza prima di effettuare qualsiasi trekking in montagna. Fonti utili possono essere quello del bollettino neve di ARPA Lombardia o direttamente la pagina Facebook del rifugio, dove generalmente vengono riportate informazioni utili sullo stato della neve e del sentiero.
- ARPA Lombardia: Bollettino neve e valanghe – ARPA Lombardia
- Rifugio Fratelli Calvi: Rifugio Calvi a Carona, Val Brembana | Rifugi di Lombardia
- Pagina Facebook Rifugio Fratelli Calvi: Rifugio Fratelli Calvi
In questi primi giorni di Novembre il rifugio tiene aperto solamente nei weekend e ci hanno già informato che incontreremo neve solamente da metà percorso in poi. Prepariamo quindi gli zaini, includendo ramponcini e ghette, e di buon ora ci mettiamo in viaggio in direzione di Carona.

Sommario: Trekking al rifugio Fratelli Calvi in inverno
- Sommario: Trekking al rifugio Fratelli Calvi in inverno
- Dove parcheggiare a Carona per raggiungere il rifugio Fratelli Calvi
- Mappa: Trekking al rifugio Fratelli Calvi in inverno
- Inizio del sentiero lungo la mulattiere – CAI 210
- Borgo alpino di Pagliari
- Inizio del tratto innevato del sentiero: lago del Prato
- Arrivo alla diga di Fregabolgia
- Il Rifugio Fratelli Calvi
- Ritorno al parcheggio lungo il sentiero CAI 210
- Galleria fotografica – Trekking al rifugio Fratelli Calvi lungo il sentiero invernale
- Conclusioni e consigli – Escursione invernale al rifugio Fratelli Calvi
- PRO e COTRO e Valutazione
- Webcam nei pressi del rifugio Fratelli Calvi
- Apprezzi il mio lavoro e vuoi supportarmi?
- Dove seguirmi? Vuoi restare aggiornato?

Dati tecnici – Sentiero invernale rifugio Fratelli Calvi
Difficoltà | E – Escursionistico |
Durata | 5:00 (A/R) |
Anello | No |
Distanza | 17 Km |
Dislivello | 1.084 m |
Sentieri | |
Tipologia | Trekking |
Data | 12/11/2023 |
Dove parcheggiare a Carona per raggiungere il rifugio Fratelli Calvi
Il sentiero CAI 210 ha inizio dal piccolo paesino di Carona (alta Val Brembana), dove è possibile lasciare l’auto in uno dei numerosissimi parcheggi. Per ora non sono ancora riuscito a trovare un’area di parcheggio gratuita e tutte sembrano essere vincolate alla formula del “Gratta e sosta” con un prezzo giornaliero di 2€.
Il parcheggio più indicato per questa escursione è indubbiamente quello accanto alla centrale Enel, alternativamente si può però lasciare l’auto anche lungo i parcheggi di via Carisole. Se proprio non trovate posto l’ultima alternativa sono i parcheggi sul lungolago, questi più indicati per raggiungere il rifugio Laghi Gemelli e quindi un po’ più distanti dall’imbocco del sentiero CAI 210.
Vi lascio qui tutte le informazioni utili per impostare la destinazione sul vostro navigatore:
- Parcheggio accanto alla centrale ENEL: Link a Google Maps (46.022835800108744, 9.790420717090974 ).
- Parcheggio in Via Carisole: Link a Google Maps (46.02487488036255, 9.79540483080453).
- Parcheggio lungolago: Link a Google Maps (46.01995405982615, 9.786078242661064 ).
Oggi abbiamo fortuna e, nonostante i numerosi escursionisti che incrociamo tra le via del paese, riusciamo a trovare un posto libero nel piccolo parcheggio accanto alla centrale Enel. Uscito dall’auto l’aria fredda e i 4° C iniziano a farsi sentire tutti, mi infilo quindi immediatamente il pile, calzo gli scarponi e sono pronto ad iniziare la salita.

Mappa: Trekking al rifugio Fratelli Calvi in inverno
Mappa: Trekking al rifugio Fratelli Calvi (invernale)
Migliore App mappe offline per il trekking: Recensione Mapy.cz – La migliore App per il trekking (stefanopoma.it)
Inizio del sentiero lungo la mulattiere – CAI 210
Prima di imboccare l’inizio del sentiero dobbiamo risalire lungo via Pagliari, una stretta strada asfaltata che dal punto dove abbiamo lasciato l’auto si inerpica verso est, lasciandosi ben presto alle sue spalle le ultime abitazioni di Carona. Dopo un breve tornante, mi imbatto in una grande bacheca che riporta i principali sentieri della zona; il sentiero 210 è chiaramente indicato con un tempo stimato di circa 2 ore e 45 minuti.

Questa mattina il cielo è coperto da dense nuvole, che non lasciano filtrare nessun raggio di sole, l’aria è fredda (è prevista una debole nevicata nel pomeriggio) e lungo la salita ci accompagna solamente il suono rilassante del fiume Brembo, unito ai passi di qualche altro escursionista che, come noi, sta salendo al rifugio Fratelli Calvi. L’impatto paesaggistico di questo primo tratto non è proprio dei migliori: la neve è visibile solo sulle vette lontane, mentre i colori dell’erba e degli alberi, che ancora mantengono qualche traccia dell’autunno passato, sono oscurati dalla mancanza totale di sole.
Mantenendo la mulattiera continuiamo a proseguire per circa una decina di minuti, fino a quando non incrociamo un cartello che indica sulla destra “Sentiero estivo 3h”. Come già detto, in periodo invernale questa variante è fortemente sconsigliata, per questo motivo decidiamo di proseguire dritti, mantenendoci sul sentiero CAI 210.

Borgo alpino di Pagliari
Proseguendo, la vallata all’interno della quale stiamo risalendo si apre un po’, regalandoci qualche scorcio sul fiume Brembo, sui prati che lo circondano e sui versanti delle montagne completamente ricoperti di splendidi larici arancioni. Un timido sole inizia anche a fare capolino tra le nuvole**, accendendo un po’ di colore** qualche sezione dei boschi che ci circondano. In lontananza iniziano anche a vedersi sempre più distintamente le candide cime dei monti Val Rossa e Reseda, le quali, così bianche ed illuminate entrano in perfetto contrasto con il cielo ancora cupo e con le rocce scure delle montagne più basse.

Ancora pochi passi e ci ritroviamo davanti ad una vista che merita assolutamente di essere immortalata: il sentiero, in questo tratto, raggiunge un piccolo borgo alpino, costituito da tante baite in pietra una addossata all’altra. La maggior parte sono chiuse, ma da un paio di camini esce un flebile fumo e qualche finestra aperta lascia intravedere gli interni illuminati delle abitazioni.
Abbiamo raggiunto il piccolo borgo di Pagliari, un agglomerato di baite costruite con l’ardesia estratta dalle cave della zona e dalle origini antichissime, probabilmente risalenti al 1600. Il borgo fino agli anni ‘40 del 1900 ha avuto un ruolo centrale per il trasporto di merci tra la Val Brembana e la Valtellina. Queste Montagne erano infatti frequentate da diversi contrabbandieri che, per sfuggire ai dazi imposti lungo il passo San Marco, preferivano accedere alla Valtellina passando da queste zone. Località Pagliari per loro era l’ultimo punto di appoggio utile prima della salita finale per scavallare i monti e accedere all’attuale provincia di Sondrio. Dopo la guerra il borgo ha perso parte della sua importanza e nel corso degli anni è stato abbandonato a sé stesso fino a divenire quasi totalmente disabitato. Nell’ultimo decennio, però, soprattutto per fini turistici, molte delle baite sono state riqualificate mantenendo l’architettura originale e ad oggi, nel periodo estivo, molte sono usate come piccoli ristoranti, bar o case vacanze per i proprietari.
Dopo numerose foto fatte in questa posizione proseguiamo lungo il sentiero ed, avvicinandomi alle case, incrociamo un paio di fontane e un piccolo bar realizzato all’interno di una di queste storiche baite.

Inizio del tratto innevato del sentiero: lago del Prato
La mulattiera, a tratti cementata e a tratti asfaltata, supera il borgo e inizia a salire ripida puntando in direzione est. Guadagnando quota e prima di rientrare ancora nel bosco, rimango colpito dall’incredibile bellezza dei panorami che stiamo lasciando alle nostre spalle: sotto di noi il fiume Brembo disegna delle anse sinuose attraversando prati e boschi di larici, più in alto si vede ancora distintamente il borgo di Pagliari, incorniciato magnificamente dalle pendici dai toni arancioni delle montagne che delimitano la valle. La scena è poi completata dalle cime innevate del Pizzo Badile e del Pizzo del Vescono, che emergono nitidamente lungo l’orizzonte lontano.

Procedendo, in pochi minuti raggiungiamo la cascata di Cascata della Val Sambuzza, un imponente salto d’acqua che si sviluppa proprio a lato del sentiero e con i sui schizzi raggiunge tutti gli escursionisti che attraversano questo tratto. La zona è messa in sicurezza da una serie di recinzioni che sporcano un po’ la composizione fotografica, ma decido di fermarmi comunque per tentare qualche scatto. Qui il sentiero inizia a diventare un po’ scivoloso e sottilissimi strati di ghiaccio si sviluppano nelle zone che rimangono maggiormente all’ombra, proseguiamo quindi facendo attenzione e con i ramponcini pronti negli zaini.

Risaliamo ancora lungo qualche breve tornante, giunti però nei pressi di una vecchia baita, neve e ghiaccio ricoprono ormai quasi la totalità del sentiero, trasportandoci in un paesaggio completamente nuovo. Trattandosi di neve ancora relativamente fresca e non troppo profonda è però possibile proseguire utilizzando semplicemente gli scarponi, senza nessuna difficoltà particolare. È evidente come questa strada venga battuta spesso e il passaggio costante di escursionisti fa si che generalmente si possa risalire anche senza il bisogno di indossare ciaspole e ramponcini (ovviamente informatevi preventivamente prima di iniziare la vostra escursione).

I successivi 30 minuti li percorriamo un un bosco che si fa sempre più fitto, ma che di tanto in tanto apre comunque la vista a qualche scorcio su un pizzo innevato, su una baita completamente ricoperta di neve o su brevi sezioni del fiume Brembo. Da ora in avanti sottili spruzzate di bianco si trovano anche sulle chiome degli alberi, testimonianza che qualche lieve nevicata è probabilmente caduta anche pochissimi giorni fa. A circa 1 ora dalla partenza raggiungiamo un ampio spiazzo, dove il sentiero compie una larghissima curva verso destra. Appena ci avviciniamo, notiamo che il sentiero non prosegue dritto a causa della presenza di un ampio bacino d’acqua che copre gran parte di questa zona pianeggiante, noto come lago del Prato. Iniziamo quindi a seguire questa larga curva che, durante il suo percorso, porta ad una piccola baita e consente di attraversare un breve tratto di torrente tramite un ponticello. La vista ora si apre anche sulle cime innevate del Pizzo Torretta e del Monte dei Frati, creando un paesaggio spettacolare; decido quindi di fermarmi sul ponte per scattare qualche foto direttamente dal centro del torrente.

Arrivo alla diga di Fregabolgia
Risalendo lungo il sentiero giungiamo esattamente sopra il lago del Prato, in un punto perfetto per ammirare i colori dello specchio d’acqua, in questo periodo coperto da un sottilissimo strato di ghiaccio, che però non riesce a celare del tutto il suo blu intenso. Mi fermo anche qui per cercare di catturare questo scorcio con una panoramica e poi continuo la mia salita lungo la mulattiera che prosegue in un rado bosco, mantenendo una pendenza costante, ma mai veramente eccessiva.

In una ventina di minuti ci portiamo nell’esatto punto dove il sentiero estivo si incrocia con quello invernale, per poi compiere l’ultimo strappo verso la diga lungo la stessa traccia. Qui, la neve fuori dal sentiero arriva praticamente al ginocchio e, come ci si poteva aspettare, non ci sono impronte sul sentiero estivo e con questo splendido manto bianco che ricopre tutto è anche molto difficile individuare il punto esatto dove passa. Da questo punto in avanti, il sole sembra finalmente emergere dalle nuvole e i suoi raggi iniziano a illuminare i pochi larici arancioni della zona, creando un bellissimo contrasto di colore con il terreno completamente coperto di neve.

Ancora un piccolo sforzo e ci troviamo dinnanzi ad un bivio, a destra si può puntare direttamente verso la cima della diga di Fregabolgia, a sinistra invece si può percorrere un tratto alternativo che aggira la diga e si porta sul sentiero per il rifugio Fratelli Calvi qualche centinaio di metri dopo il grande sbarramento naturale. Raggiungere la sommità della diga è indubbiamente molto scenografico, ma il sentiero di sinistra riesce a regalare qualche scorcio migliore sulle montagne circostanti, il consiglio è quindi quello di percorrere un tratta all’andata e il tratto opposto durante il ritorno.
Decidiamo di prendere il sentiero di sinistra, che si immerge quasi immediatamente in un bellissimo pianoro bianco, dove qua e la spuntano delle piccole baite, lungo il limitare del bosco si accende qualche punta di colore data dagli ultimi larici e, alzando lo sguardo, si stagliano sull’orizzonte i bellissimi pizzi del Diavolo di tenda, del Diavolino e del monte Grabiasca. Si tratta probabilmente di uno degli scorci più scenografici dell’intera escursione e devo concedermi qualche momento per scattare la migliore foto possibile da questa posizione.

Proseguendo il sentiero risale lungo un paio di ripidi tornanti e, in una decina di minuti, si ricongiunge con il tratto 210 proveniente dalla diga di Fregabolgia. Finalmente, arriviamo al vasto altopiano dove nasce il bacino d’acqua di Fregabolgia, creato da una diga lunga circa 190 metri e alta più di 60, costruita nel 1953. Da questa posizione abbiamo una fantastica veduta sullo sbarramento naturale, sui principali monti di questa zona (Madonnino, Cabianca e Cernello) ed ovviamente sul bacino naturale che si sviluppa proprio a lato del sentiero.

Purtroppo, anche oggi il livello dell’acqua è estremamente basso; solo un piccolo rigolo, quasi completamente ghiacciato, riesce ad arrivare alla diga, mentre ciò che resta del lago si trova in una posizione più centrale e distante da essa. La vastità della depressione del terreno e l’altezza della diga fanno però immaginare l’enorme volume d’acqua che potrebbe essere contenuto qui durante periodi di maggiore piena (la capacità massima dovrebbe essere di circa 4.680.000 metri cubi d’acqua). La delusione per le condizioni del lago dura però molto poco, proseguendo sul sentiero, ora completamente pianeggiante, ci immergiamo in un paesaggio splendido, dove i passi dei pochi escursionisti vengono completamente assorbiti dalle neve e dove lo sguardo può spaziare libero, ammirando imponenti montagne completamente avvolte dal manto bianco e un cielo che in lontananza assume gradualmente una tonalità sempre più scura, preannunciando l’arrivo di perturbazioni.

Il Rifugio Fratelli Calvi
Siamo ormai arrivati alla nostra meta, da questo punto in avanti il sentiero si mantiene praticamente in piano e, in una decina di minuti, raggiungiamo il punto dove sorge la struttura del Rifugio Fratelli Calvi, inaugurata nel 1935 e ricostruita nel 1982/84.
Nonostante la sala da pranzo possa ospitare circa 70 persone, oggi il rifugio è veramente al completo. Decidiamo quindi di coprirci bene e mangiare sulle numerose panchine che si trovano a lato della struttura, entrando solamente per acquistare una fetta di torta ed un birra. Stando fermi il freddo inizia a farsi sentire, ma fortunatamente le fitte nuvole di questa mattina si sono diradate e il sole inizia gradualmente a scaldare questa fredda giornata.

Gironzolando sul pianoro dove sorge il rifugio, catturo alcuni scatti dell’ambiente circostante, concentrandomi sulle maestose forme del Pizzo del Diavolo di tenda e del Diavolino, oppure cercando di cogliere le morbide linee generate dal manto di neve che ricopre le piccole colline presenti nella conca alpina dove ci troviamo. Da questa posizione è anche possibile ammirare ed eventualmente raggiungere un piccolo specchio d’acqua denominato lago Rotondo (ora quasi completamente ricoperto di neve), salendo sulla destra si può invece raggiungere in circa 30 minuti il lago dei Curiosi, oppure il lago di Cabianca.

Il rifugio Fratelli Calvi è quindi un ottimo punto di partenza per innumerevoli escursioni, che vanno da brevi trekking della durata di qualche decina di minuti a impegnative ascese che possono portare sulla cima delle montagne che vediamo tutto attorno a noi. Ovviamente in periodo invernale ogni eventuale aggiunta al sentiero descritto va valutata con molta attenzione, informandosi sulla fattibilità del tracciato, sullo stato del manto nevoso e soprattutto dotandosi di tutte le precauzioni e attrezzature necessarie. Preferisco concludere la mia descrizione nei pressi della struttura del rifugio, lasciando a voi la possibilità di esplorare ulteriori varianti (più praticabili durante il periodo estivo) informandovi adeguatamente in merito.

Ritorno al parcheggio lungo il sentiero CAI 210
Dopo una pausa pranzo e numerose fotografie inizia la discesa, che segue quasi esattamente il percorso dell’andata. L’unica piccola variazione, come precedentemente anticipato, è il breve anello che affrontiamo vicino alla diga: questa volta, invece di aggirarla, seguiamo il sentiero di sinistra che ci conduce alla sommità dello sbarramento, addirittura permettendoci di percorrerlo completamente.

La veduta dalla cima della diga è veramente spettacolare in ogni direzione, in quanto consente di portarsi proprio al centro dello specchio d’acqua, regalandoci una prospettiva molto centrale su tutta la piana dove sorge il rifugio; girandosi verso ovest si possono invece ammirare tutte le montagne che vedevamo all’inizio dell’escursione e il vasto bosco che abbiamo attraversato durante il primo tratto della salita. Il cielo si è schiarito completamente, le nuvole sono quasi scomparse e il sole, illuminando gran parte delle montagne circostanti, offre una visione completamente nuova anche dei panorami e delle cime che avevamo già contemplato durante la salita.

Proseguendo la discesa, molte sezioni di bosco che priva ci sembrano completamente secche e spente, ora si sono completamente trasformate generando delle vaste chiazze arancioni cariche di colore ed invase da una luce che si fa sempre più calda e bassa. Giunti nei pressi di Carona siamo quasi giunti in Golden hour e la breve discesa (circa 2:00 necessarie) si è trasformata in un graduale e magnifico viaggio tra il bianco dell’inverno e i toni arancioni e rossi dell’autunno, che ancora persiste lungo le quote più basse. Non pensavamo di poter cogliere delle condizioni tanto particolari e sinceramente ritenevo che l’autunno se ne fosse andato ormai già da un pezzo, però, effettivamente, se si compie questo trekking dopo la prima forte nevicata dell’anno, durante le prime settimane di novembre, è di fatto ancora possibile poter cogliere questa particolare sovrapposizione tra due stagioni così diverse.

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Galleria fotografica – Trekking al rifugio Fratelli Calvi lungo il sentiero invernale
Tutti gli scatti di questa uscita sono anche visibili in alta risoluzione sulla mia pagina Facebook: Galleria fotografica – Trekking al rifugio Fratelli Calvi lungo il sentiero invernale










Conclusioni e consigli – Escursione invernale al rifugio Fratelli Calvi
Il sentiero per raggiungere il rifugio Fratelli Calvi non presenta nessuna difficoltà particolare e vi ripagherà con una fantastica vista, una volta raggiunta la vostra meta. Il dislivello di più di 1.000 m e le circa 3:00 ore necessarie per compiere l’intera salita, non lo rendono però un tracciato adatto a chiunque. È necessaria una minima preparazione atletica e un equipaggiamento adeguato per affrontare sentieri innevati o ghiacciati.
Qualsiasi trekking in ambiente invernale deve inoltre essere affrontato con le dovute precauzioni, fate quindi molta attenzione alle condizioni della neve e del tracciato, la zona è infatti soggetta a possibili distacchi, che potrebbero rendere pericolosa la percorrenza del tracciato. Per maggiori informazioni consultate il bollettino ARPA (Bollettino neve e valanghe – ARPA Lombardia) o contattate direttamente il rifugio (Rifugio Fratelli Calvi).

Acqua lungo il sentiero
L’unica fonte d’acqua lungo il sentiero sono le due fontane che si trovano nel borgo di Pagliari. Ti consiglio di utilizzare questa applicazione per visualizzare rapidamente tutte le fontanelle attorno alla tua posizione: Recensione Mapy.cz – La migliore App per il trekking (stefanopoma.it)
Periodo consigliato
- Primavera
- Estate
- Autunno
- Inverno: Valutare se siano necessarie ciaspole o ramponcini e se il sentiero sia privo di pericoli
Link e riferimenti utili
- ARPA Lombardia: Bollettino neve e valanghe – ARPA Lombardia
- Rifugio Fratelli Calvi: Rifugio Calvi a Carona, Val Brembana | Rifugi di Lombardia
- Pagina Facebook Rifugio Fratelli Calvi: Rifugio Fratelli Calvi
- Portale Visit Brembo: https://www.visitbrembo.it/it

PRO e COTRO e Valutazione
👍Pro:
- Sentiero sempre largo e dal dislivello costante
- Perfetto per provare ciaspole e/o ramponcini
- Bellissima la vista una volta giunti al rifugio
👎Contro:
- Dislivello e durata dell’escursione non indifferenti
- Non esiste una vera e propria tappa intermedia qualora si voglia interrompere l’escursione prima

Valutazione
Voto | 5.5/5 |
Segnaletica | 2.5/5 |
Difficoltà | 3/5 |
Paesaggio | 3.5/5 |
Webcam nei pressi del rifugio Fratelli Calvi
Non è presenta nessuna webcam nei pressi del rifugio Fratelli Calvi,
Vi lascio comunque la posizione esatta del luogo su Instagram: Link Rifugio Fratelli Calvi. Se trovate post o storie recenti avrete un quadro maggiormente chiaro sulle condizioni meteo.

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